Il polacco della sky si conferma grande nelle corse di un giorno
Se fosse un film, il titolo giusto sarebbe ” Kwiatkowski: il ritorno”. Lì dove aveva già vinto e si era fatto conoscere dal grande pubblico nel 2014, il polacco della Sky fa il bis e conquista in solitaria l’11esima edizione delle Strade Bianche. Per il campione del mondo del 2014 è un’ulteriore conferma delle sue infinite doti nelle corse di un giorno: gli ultimi due anni non sono stati eccezionali ma ha pur sempre vinto un Amstel Gold Race e l’E3 Harelbeke.
Vento e pioggia
La corsa è subito spettacolare, interpretata in maniera splendida da tutti i corridori. Una Strade Bianche al limite della tregenda, condizionata dal vento fortissimo e dalla pioggia, mai troppa intensa, che rende però i tratti di sterrato viscidi e insidiosi. Quando le ruote incontrano le pietroline sembra di correre sul ghiaccio. Per questo ai 7o km dall’arrivo la corsa esplode. Maxi caduta sullo sterrato, il gruppo si spezza e c’è il primo colpo di scena: anche Sagan finisce a terra senza gravi conseguenze ma decide di ritirarsi perchè stava già male in mattinata. Tra il campione del mondo e le corse italiane ultimamente c’è veramente poco feeling.
Non c’è spazio per la noia
Dopo Sagan finiscono fuori dai giochi altri due attesi protagonisti che erano riusciti a rimanere nel primo gruppo: Nibali rompe il cambio e Aru si perde nelle retrovie. Anche Boasson Hagen sembra compromesso ma con un recupero incredibile riacciuffa il treno dei migliori. Tra gli sterrati di Monte Sante Marie e Montaperti la corsa entra nel vivo e i favoriti danno vita ad una battaglia spettacolare. Stybar sembra il re delle crete senesi: continui forcing ed espressioni facciali da assoluto padrone. Il ceco però non riesce mai a fare il vuoto e spreca tante energie. Fanno così anche Van Avermaet e Wellens, che continuano a scattarsi in faccia nella loro personale guerra civile, con il secondo che si esalta nella pioggia e si conferma un corridore dalle incredibili potenzialità. Tutto bello e duelli emozionanti: peccato che per l’arida economia di corsa, a 20 km dall’arrivo l’unico risultato concreto è la fuga ripresa, in cui era presente un garibaldino Thibaut Pinot.
Numero d’alta scuola decisivo
Con i tre tenori c’è sempre Dumoulin, meno brillante e arrancante, e soprattutto Kwiatkowski. Il polacco li frega tutti come a Ponferrada, partendo a sorpresa in un tratto d’asfalto quasi insignificante rispetto al resto della corsa: si rivela una tattica perfetta e magistrale, poco dopo che Wellens si era prosciugato tentando la fuga su un breve poggio asfaltato. Stybar,Van Avermaet e Wellens si affannano a rincorrerlo ma il polacco ne ha di più,resiste, non perde niente e viene incoronato in solitaria dal pubblico sul traguardo di Piazza del Campo, dopo aver gestito sullo strappo finale di Santa Caterina. Lui mette nel palmares un’altra Classica WorldTour che ormai sembra una Monumento. Stybar, sicuro di sè per essersi liberato di Cancellara in una delle corse a lui più congeniali, ne trova un altro che gli anticipa il bis. Van Avermaet si deve accontentare del secondo posto ma l’amaro in bocca resta per l’ennesima occasione sprecata: dopo Kuurne la Bmc dorme ancora e sul pavè bisognerà dare di più. Infine c’è Wellens: chiunque mastichi un po’di ciclismo è estasiato dalle grandi qualità e dal modo di correre di questo ragazzo. Nella speranza che continui a far divertire, resta ancora da sciogliere il nodo risultati: riuscirà a vincere nelle corse di un giorno? Vedremo, la maturità cresce ma per ora è a secco.